Fuga

L’abrasione sottile che rende polvere

la malinconia

rugge come boato di caverna

S’alzano pipistrelli

pensieri alati griffagni

per condire la coda d’una esistenza

Un tramonto senza sole è luce in fuga

A pennino

Scrivo a pennino

per dire che il tempo rallenta

con passi inventati per meglio vedere l’intorno

Nel muoversi lento vedo il nitore delle cose

e le loro ombre che si allungano

per non lasciarle

ma un raggio ancora le tiene vive

Poi il buio annulla il pensiero

Tristezze

L’uomo misura le cose, bilancia di confronti

unità, particelle in participio

Ogni attivo ha la sua unità

ogni lavoro il suo jaul, ogni onda il suo herz

ogni soffio una forza

ma come si misura il dolore?

Quale asse cartesiano ha la sfrontatezza

d’impilare ed accoppiare i dati della sofferenza?

Quella fisica si misura con tanto o poco

ma quella morale, l’intimo fugge nell’impalpabile

di uno sguardo

nel velo di una malinconia che non produce lacrime

solo un senso d’incommensurabile

Ginestre

Nel verno erano cespugli in ripe sassose

volti ai riflussi dei venti di mare

intrepidi tenevano a freno il dilavare d’acqua

Ora son lì in un brillio giallo

a colorar colline come un Raffaello

fiori a ciocche farfalline

plauso di natura, forza, quiete quella che si nasconde

nelle rughe del suo legno

Nelle mie rughe tanta meraviglia

come l’onde del mare agitato

che è forte perché viene da lontano

Filo d’acqua

Quando il filo d’acqua che ninna il pesce rosso

si veste dell’ultimo sole e la luce l’accende di brilli

scopro il bello del niente nel nido delle cose

Lo scovo con bramosia di nettare

per dare senso al mio tempo

Il filo d’acqua si perde nel laghetto

dona brividi alla superficie

compagnia al pesce rosso, curiosità ai miei occhi

serenità all’intorno