L’abrasione sottile che rende polvere la malinconia
ruggisce come boato di caverna
S’alzano pipistrelli
pensieri alati grifagni
per condire la coda d’una esistenza
Un tramonto senza sole è luce in fuga
le mie poesie
L’abrasione sottile che rende polvere la malinconia
ruggisce come boato di caverna
S’alzano pipistrelli
pensieri alati grifagni
per condire la coda d’una esistenza
Un tramonto senza sole è luce in fuga
L’abrasione sottile che rende polvere
la malinconia
rugge come boato di caverna
S’alzano pipistrelli
pensieri alati griffagni
per condire la coda d’una esistenza
Un tramonto senza sole è luce in fuga
Scrivo a pennino
per dire che il tempo rallenta
con passi inventati per meglio vedere l’intorno
Nel muoversi lento vedo il nitore delle cose
e le loro ombre che si allungano
per non lasciarle
ma un raggio ancora le tiene vive
Poi il buio annulla il pensiero
Io guardo e non mi stanco
di dipanare meraviglia
in un arcolaio infinito il cui filo è una bava,
un intreccio, un rosario di perché fatti di perle
scrosci d’un plauso interiore che non sa fermarsi
Nel prato d’infinite margherite
quel merlo saltella
trova vermi di felicità
Stupisco sempre d’eterno
L’uomo misura le cose, bilancia di confronti
unità, particelle in participio
Ogni attivo ha la sua unità
ogni lavoro il suo jaul, ogni onda il suo herz
ogni soffio una forza
ma come si misura il dolore?
Quale asse cartesiano ha la sfrontatezza
d’impilare ed accoppiare i dati della sofferenza?
Quella fisica si misura con tanto o poco
ma quella morale, l’intimo fugge nell’impalpabile
di uno sguardo
nel velo di una malinconia che non produce lacrime
solo un senso d’incommensurabile
Corre il pulviscolo d’acqua
lungo le nervature delle foglie
nasce una goccia che s’ingrossa in punta
aumenta il peso dei ricordi
dondola attaccata all’estremo
per gonfiarsi d ‘ ultimo umido
e….cadere per dar sorso alle viole
Scrivo a pennino per dire che il tempo
rallenta con passi inventati per meglio vedere
l’intorno
Nel muoversi lento vedo il nitore
delle cose
le loro ombre si allungano
per non lasciarle
ma un raggio ancora le tiene vive
Poi il buio annulla il pensiero
Nel verno erano cespugli in ripe sassose
volti ai riflussi dei venti di mare
intrepidi tenevano a freno il dilavare d’acqua
Ora son lì in un brillio giallo
a colorar colline come un Raffaello
fiori a ciocche farfalline
plauso di natura, forza, quiete quella che si nasconde
nelle rughe del suo legno
Nelle mie rughe tanta meraviglia
come l’onde del mare agitato
che è forte perché viene da lontano
Quando il filo d’acqua che ninna il pesce rosso
si veste dell’ultimo sole e la luce l’accende di brilli
scopro il bello del niente nel nido delle cose
Lo scovo con bramosia di nettare
per dare senso al mio tempo
Il filo d’acqua si perde nel laghetto
dona brividi alla superficie
compagnia al pesce rosso, curiosità ai miei occhi
serenità all’intorno